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Il Manoscritto Voynich

Il Manoscritto Voynich è un libro così misterioso che nessuno lo ha mai letto. Il manoscritto fu realizzato tra il 1404 e il 1438, l’identità dell’autore o degli autori è sconosciuta, è passato per le mani di alchimisti, medici, eruditi gesuiti, imperatori, ma soprattutto è scritto in una lingua e in un alfabeto che nessuno è ancora riuscito a decifrare nonostante decine di studiosi, linguisti, filologi, esperti di decrittazione militare, appassionati di misteri, dilettanti allo sbaraglio, blogger e curiosi ci stiano provando dal 1912, l’anno in cui Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari inglese di origini polacche, lo acquistò dal Nobile collegio gesuita di Villa Mondragone, un paese vicino a Frascati.

Come se il testo non fosse sufficiente ad alimentare il mistero e a generare ipotesi scientifiche e fantascientifiche sull’esistenza di antiche civiltà extraterrestri, il manoscritto contiene anche centinaia di illustrazioni a colori che raffigurano piante di specie altrettanto sconosciute, oltre a zodiaci, costellazioni, macchinari, bulbi, tubi e cellule e a decine di donnine nude immerse in vasche e strane tubazioni, non si capisce intente a fare cosa.

Le pagine sono 201, ma in origine erano probabilmente 232: si ritiene che 16 fogli siano andati perduti. Il formato è ridotto, una caratteristica insolita in libri così antichi: 16×22 centimetri, poco più della metà di un foglio A4, quello più comune che si usa per stampare. Il libro è strutturato in quattro sezioni più un inserto centrale ripiegato sei volte, dove sono disegnate figure a forma di stella, altre simili a tubi, altre ancora rotonde, in cui alcuni hanno riconosciuto telescopi e microscopi che all’epoca della stesura non erano ancora stati inventati, oppure cellule, che non erano state ancora scoperte.

Nell’ultima parte del manoscritto detta Biologica troviamo raffigurate soprattutto donnine nude piuttosto sgraziate e apparentemente gravide immerse in vasche comunicanti piene di liquido verde o che fuoriescono da tubi e vasi.

Nel 1912 l’antiquario Wilfrid Voynich acquistò dal Collegio gesuita di Mondragone una partita di libri antichi, forse provenienti dal Collegio romano di Roma. Tra le pagine del manoscritto ritrovò una lettera di accompagnamento datata 19 agosto 1665 e firmata Johannes Marcus Marci, un erudito e astronomo boemo che era stato medico personale di un paio di imperatori e che aveva dato il proprio nome a un cratere lunare. Nella lettera Marci chiedeva aiuto ad Athanasius Kircher, un bizzarro gesuita considerato una specie di star della cultura europea per avere, tra le altre cose, studiato l’alfabeto copto e gli antichi geroglifici egizi. Kircher, che a metà del Seicento insegnava proprio al Collegio romano, era il candidato più adatto a decifrare la lingua. Nella lettera Marci raccontava che il manoscritto gli era stato lasciato da «un caro amico» che in passato aveva già scritto a Kircher per chiedergli aiuto, ma gli aveva mandato solo un estratto, non l’opera completa.

Naturalmente il manoscritto non tornò più indietro (mai prestare un libro a cui si tiene).

L’alfabeto del Manoscritto Voynich è composto da un numero di lettere che varia tra le 19 e le 28, perché alcune varianti potrebbero essere dovute a una diversa grafia, quindi a un altro estensore.

Alcune appaiono simili a caratteri romani, altre a numeri arabi, ma anche su questo non ci sono certezze. La lingua è molto semplice, per quanto indecifrabile, fatta anche di sillabe ripetute e di sequenze fisse, non si capisce se per scelta o per errore. Nonostante i fallimenti di schiere di linguisti ed esperti di crittografia, le possibilità sono solo tre: è un testo cifrato, è in una lingua naturale scomparsa, è completamente privo di senso.

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